Il vero amore

Ho deciso di affidare la mia vita al Signore nel 2001.  “Perché?” vi chiederete. Cosa c’è poi di così straordinario nel credere in un Dio potente che ha creato l’universo e che ha lasciato un libro pieno di “Regole” da seguire? Non è meglio vivere la vita come ci pare, senza dover rendere conto a nessuno? Anche perché poi alla fine quello che le persone dicono è: “ok, tu ci credi ma non puoi dimostrarlo”.
Certo, non posso dimostrarti l’esistenza di Dio scientificamente, anche se ci sono diversi scienziati che potrebbero darti numerose spiegazioni senza problemi ma io non ne ho le competenze. Esistono però numerose prove concrete e oggettive sulla verità della Bibbia (ti invito ad ascoltare “La Bibbia Sotto Esame” nella sezione Audio). Nella stessa misura in cui non vediamo l’aria ma ne vediamo la manifestazione con un ramo di un albero che si muove col vento, con l’aria che respiriamo. Io l’aria non la vedo ma in sua assenza morirei. Così è Dio. Non lo vedi con questi occhi ma esiste e tutto quello che Lui è e ha da dirti è scritto nella Bibbia, la Sua Parola, lo strumento con cui oggi vuole comunicare anche con te.
Ho vissuto fino a 17 anni dubitando dell’esistenza reale di Dio. Ho avuto la grandissima fortuna di avere una mamma splendida che mi ha dato il giusto insegnamento spirituale e mi ha spinto sempre a frequentare con lei la chiesa evangelica a Lodi. Ma se devo essere proprio onesta non sono stata mai sinceramente interessata. Tante attività in chiesa mi sembravano una costrizione e le facevo perché sapevo che a lei faceva piacere.
Agli occhi di tutti ero la ragazzina brava, un po’ introversa e sfuggente.
Io stavo veramente bene fuori dalla chiesa con i miei amici. Avevo letto un po’ la Bibbia, la domenica mattina sentivo sempre qualcuno portare delle riflessioni su un passo biblico ma erano solo parole astratte. Non ero poi così diversa dal cristiano medio cattolico che “va a messa” tutte le domeniche e si sente a posto. Ecco, io mi sentivo a posto andando la domenica in chiesa, una cosa che era da fare come tante altre cose, come andare a scuola, aiutare mia madre in casa, sorridere a tutti.
Poi il Signore ha iniziato a bussare al mio cuore nel lontano 1998, in occasione del battesimo di un mio caro amico che nella sua testimonianza (me lo ricordo come se fosse ora) tra le altre cose citò il versetto della lettera dell’apostolo Paolo ai Romani “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31). A questo punto puoi pensare cosa ci azzeccasse con me. Beh, era la prima volta che capivo che forse Dio parlava direttamente a me nella Bibbia e poteva intervenire come un potente soldato al mio fianco se fossi stata in difficoltà.
In seguito ho continuato a vivere tranquilla, tra gli alti e bassi e i sogni di un’adolescente degli anni ’90. Poi a 17 anni credo che il Signore abbia deciso che era arrivato il momento di darmi una bella sveglia. E sono iniziati i problemi!
Beh, non subito. In realtà la prima parte del 2001 è stata meravigliosa perché ho conosciuto l’amore. O almeno lo pensavo. Premessa doverosa: a 17 anni non avevo ancora mai provato un sentimento vero per un ragazzo e di delusioni ne avevo comunque ricevute.
Non ho mai avuto punti di riferimento spirituali maschili in famiglia e frequentare un ragazzo di un’altra chiesa per me era il massimo. Mi sembrava un sogno. Forse quella era la felicità reale che stavo aspettando. Sicuramente non sarebbe stato inaffidabile come i ragazzi fuori dalla chiesa, era qualcuno con cui confidarmi, a cui chiedere consigli e di cui fidarmi. Sono stati dei bei mesi. Poi, Slam! Porta in faccia.
Non posso entrare nei dettagli per correttezza nei confronti di questa persona ma è stata una delle più grandi delusioni della mia vita. Un dolore fortissimo, che ho peraltro anche dovuto nascondere per varie ragioni. Com’è entrato nella mia vita è andato via. Senza spiegazioni, senza ragioni specifiche per poi scoprire dopo molti anni come le cose erano andate davvero. A ripensarci oggi mi sembra un’assurdità ma a 17 anni il cuore si spezza.
Ricevere una delusione così grande per me è stato come sprofondare nell’abisso. È stato come per un bambino essere tradito da un genitore. Ma non era finita qui. Anche in famiglia c’erano diversi problemi legati alla gestione di un famigliare anziano con pareri discordanti e critiche senza senso.
Ero davvero in un turbine di delusioni e amarezza.
Ma quell’estate ho deciso di andare in vacanza ad agosto in un posto speciale, un centro evangelico estivo in Toscana. Il posto si chiama Centro Maranatha e ancora oggi vengono organizzati ogni anno campi in cui, tra le varie attività, ci sono momenti speciali di studio della Bibbia. Non ne avevo mai frequentato uno, non ne sentivo il bisogno e mi spaventava anche un po’ tutta quella necessità di conoscere gente, fare studi biblici insieme. Ma che dire, ormai avevo prenotato. Sono arrivata un po’ intimorita ma poi i giorni hanno iniziato a scorrere via tra un milione di attività diverse, giochi, lavori, studi biblici. Ho conosciuto persone splendide, veramente diverse perché in loro c’era uno spirito unico che nei miei amici e compagni di classe non c’era. Quelle persone mi piacevano e gli studi sembravano rivolgersi proprio a me. Il Signore mi stava dicendo: ” Tu hai bisogno di me, inizia a conoscermi davvero. Io non sono un dio lontano che non interviene nella vita delle persone. Io ti amo e ti conosco bene, nel profondo, più di quanto possa conoscerti tua madre o le persone che dicevano di volerti bene”.
Uno degli ultimi giorni abbiamo cantato tutti insieme una canzone che mi ha proprio letteralmente aperto il cuore e da lì ho deciso che volevo conoscere il Dio della Bibbia seriamente, volevo che Lui iniziasse a guidare la mia vita (già perché a differenza di quello che si crede siamo noi a dover chiedere a Dio di guidare la nostra vita, il Signore non è un burattinaio che si diverte a muovere i fili della nostra vita o degli eventi e se l’uomo soffre è solo perché sceglie consapevolmente di stargli lontano). Dio aveva mandato sulla terra il Suo unico figlio Gesù che era morto anche per me sulla croce. Perché? Perché io non ero giusta, non ero infallibile, e non lo sono ancora ma grazie al sacrificio di Gesù la mia disubbidienza, che era lo stare lontano da Dio per scelta e che la Bibbia definisce “peccato”, non sarebbe più stato un ostacolo tra me e Dio.
La canzone, che si intitola NON TEMERE, riprende il testo dal brano del libro di Isaia e dice:
1 …Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome; tu sei mio!
2 Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te;
quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno;
quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato
e la fiamma non ti consumerà,
3 perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio,
il Santo d’Israele, il tuo salvatore;

4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
sei stimato e io ti amo.
Isaia 43

Come potevo restare insensibile a queste parole, sembravano essere rivolte a me!
Da quel giorno ho scelto di conoscere il Signore, di servirlo con umiltà con i doni che Lui mi ha dato. Lui non mi avrebbe mai deluso.
Il Signore non promette una vita agiata e senza problemi, anzi per certi aspetti tanti problemi da allora sono aumentati ma ora li potevo affrontare con una marcia in più e con una serenità che nasceva dal fatto che Gesù sarebbe stato sempre al mio fianco. Il Dio della Bibbia era al mio fianco, non sarei mai più stata sola. E il più grande regalo me l’ha fatto 4 anni dopo quando ho conosciuto il vero amore della mia vita che poi ho sposato. Ho aspettato 4 anni dopo quella delusione, ho affrontato diverse altre prove e passato momenti di grande sconforto ma non avrei mai più affrontato tutto da sola.
Ora il quadro mi era chiaro. Non ero nella posizione di contendere con Dio dato che fino ad allora non ne avevo riconosciuto l’autorità; potevo anche ignorare l’esistenza di Dio ma questo non cambiava il fatto che Lui esisteva e mi stava cercando; la consolazione di avere un Dio potente dalla mia parte ogni istante della mia vita era troppo grande per ignorarla; Gesù si era sacrificato sulla croce anche per me e grazie a Lui potevo avere la speranza-certezza della vita eterna qualunque cosa mi fosse successa (in Giovanni 3:16 è scritto “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”); il fatto che Gesù dica “chiunque crede non perisca” significa due cose importantissime:
1. Devo credere per avere la vita eterna, cioè io in prima persona devo fare una scelta
2. Se non credo perisco. Esiste perciò una triste fine per coloro che decidono di stare lontani da Dio.

Seguire il Signore non è un compito gravoso ma una gioia e ancora oggi, nonostante i mille impegni, le mille responsabilità e i mille problemi, l’unica mia forza e soddisfazione vera arriva nel tempo speso per Lui con umiltà.
Io non ho fatto questa scelta perché sono speciale oppure perché ho particolari doti. Tutti possono scegliere di conoscere l’unico vero Dio che ci ama e che ci sosterrà sempre. Chi può dire di non averne bisogno?